Primato della crescita agli agriturismi del Nord-ovest
Gli agriturismi rappresentano una specificità del tessuto produttivo italiano e caratterizzano l’economia agricola del Paese. Tale peculiarità è oramai da tempo riconosciuta a livello normativo ed economico (in particolare sono 112 le norme in materia di aziende multifunzionali). Queste aziende contribuiscono in maniera rilevante allo sviluppo non solo del settore agricolo, ma più in generale del “mondo rurale”.
Tale ruolo sembra confermato dalla performance positiva di medio/lungo periodo del settore. Tra il 2007 e il 2019, infatti, il numero di strutture agrituristiche cresce del 38,7%, con un saldo attivo di 6.856 aziende agrituristiche(i) tale crescita è trainata dagli agriturismi del Nord-ovest (+58%) e, a seguire, da quelli del Centro (+44,5%), delle Isole (+43,6%), del Sud (+31,7%) e del Nord-est (+25,8%)
Sotto l’aspetto della diffusione territoriale, i comuni con almeno un agriturismo (CAT) nel 2019 sono 4.958, pari al 62,6% del totale dei comuni italiani, nel 2011 erano il 58%.
Nel Centro, l’84,8% dei comuni ospita almeno un agriturismo; seguono i comuni del Nord-est (77,9%), delle Isole (63,1%), del Sud (55,6%) e, per finire, quelli del Nord-ovest (52,4%). Rispetto al 2011, la crescita maggiore è nel Nord-est (+10,5%), seguito dalle Isole (7,8%), dal Centro (7,3%) e dal Sud (7,35). Il Nord-ovest è la sola area con una leggera flessione (-0,9%).
Le regioni a maggior diffusione di comuni con almeno un agriturismo sono la Toscana (97,8%), l’Umbria (96,7%), le Marche (87,7%), Il Trentino-Alto Adige (83,2%) e l’Emilia-Romagna (82,3%).
Rispetto al 2011 diminuisce la percentuale di CAT con un solo agriturismo (dal 37,2% al 35,9%) e di quelli che ne contano tra 6 e 10 (da 12,3% a 10,1%). Al contrario, aumentano quelli con 2-5 agriturismi (dal 41,7% al 44,5%) e, in modo più contenuto, quelli con 11-50 agriturismi. Infine, sono sostanzialmente stabili (intorno all’1%) i CAT con oltre 50 agriturismi.
I comuni con almeno 100 agriturismi sono 9 (Grosseto, Cortona, Castelrotto, Manciano, Appiano sulla strada del vino, San Gimignano, Montepulciano, Montalcino, Caldaro sulla strada del vino) e si localizzano in Toscana e nel Trentino-Alto Adige. Nelle restanti aree, i comuni con il più alto numero di agriturismi sono Noto (71), Otranto (65) e Monzambano (28).
Il valore corrente della produzione agrituristica nel 2019 è di poco superiore a 1,5 miliardi di euro (+3,3% rispetto al 2018 e + 37% rispetto al 2007). Oltre il 77% del valore economico è generato degli agriturismi delle regioni del Centro e del Nord-est.
Nel 2019 la produzione economica delle aziende agrituristiche incide per il 2,6% sul totale dell’intero comparto agricolo. Questo dato va letto tenendo presente anche la bassa incidenza del numero di agriturismi sul totale delle aziende agricole (circa 1,5 milioni nel 2017, ultimo dato disponibile)(iii).
Il valore medio della produzione per azienda (valore economico del settore diviso numero agriturismi) è di poco superiore ai 61mila euro e varia tra gli 83mila euro delle aziende del Nord-est e i 21mila di quelle delle Isole.
Nel periodo 2007-2018(iv) il ciclo economico del settore sembra seguire quello più generale del Paese riproducendo, a livelli più contenuti, le fluttuazioni che fotografano le contrazioni del 2009, anno in cui la diminuzione del valore economico si accompagna a quella, meno marcata, delle presenze. A partire dal 2017 si registra un forte aumento della produzione, una stabilizzazione delle presenze e un leggero aumento degli agriturismi con alloggio.
Forte fidelizzazione delle presenze straniere
Gli arrivi nel 2019 superano i 3,7 milioni (+0,4 milioni rispetto allo scorso anno), di questi 1,9 milioni sono di nazionalità italiana. Il 72% degli agrituristi ha scelto le strutture del Centro e del Nord-est e, in particolare, della Toscana (23%) e della provincia autonoma di Bolzano (16%).
Il rapporto tra agrituristi italiani e stranieri è di 11 a 10, questa leggera differenza si amplia notevolmente nel caso del Molise (7 a 1), dell’Abruzzo (6 a 1) e della Basilicata (5 a 1). Al contrario, gli stranieri prevalgono nella provincia autonoma di Bolzano (1 a 3) e, in misura minore, in Toscana (10 a 13).
Le presenze con soggiorno negli agriturismi sono poco più di 14 milioni (+4,5% rispetto al 2011 e +70% rispetto al 2007): di questi 8,2 milioni (58%) provengono dall’estero. Tale percentuale è in linea con quella degli ultimi tre anni ed è il risultato di un processo di fidelizzazione.
La permanenza media (numero medio notti trascorse) è pari a 4,6 per gli stranieri e 3 per gli italiani.
Per tutte le regioni il numero medio di pernottamenti è maggiore per gli agrituristi stranieri e il divario, rispetto agli italiani, è più accentuato per l’Umbria, le Marche e la Calabria.
Diversificazione delle attività fattore cruciale per la sopravvivenza delle aziende
La dinamica demografica delle aziende agrituristiche autorizzate, tra il 2011 e il 2019, evidenzia una forte vitalità del settore: il numero di attivazioni e cessazioni, nell’arco temporale esaminato, è stato pari rispettivamente a 1.728 e 1.229. I saldi, positivi per ciascun anno, mostrano valori minimi nel 2012 e massimi nel 2019. In quest’ultimo anno sono 177 le aziende attive ogni 100 cessate, questo rapporto era di 202 nel 2015, ovvero l’anno con il maggior numero di attivazioni e di cessazioni.
I tassi di attivazione e cessazione medi, nei nove anni considerati, sono rispettivamente pari a 7,7% e 5,5%.
Nel 2019 il tasso di attivazione è pari a 8,2% e sale al 12% nelle regioni del Centro (+4,2 punti percentuali rispetto al 2018) e al 9,9% nelle Isole (+1,1 punti percentuali rispetto al 2018).
Il tasso di cessazione a livello nazionale è pari al 4,6%, diminuisce quindi di 2,1 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Nel Sud si registra il tasso più basso, che passa dal 6,4% del 2018 all’1,6% del 2019.
L’età media degli agriturismi è di poco inferiore a 13 anni e oscilla tra gli 11 delle Isole e i 14 anni del Nord-est.
La probabilità di sopravvivenza a un 1 anno dall’inizio dell’attività agrituristica si aggira intorno al 95%, a 5 anni all’80%, a 10 anni è del 51% e, infine, a 20 anni è di poco superiore al 18%. Gli agriturismi del Nord-est hanno le probabilità di sopravvivenza più elevate, seguiti da quelli del Nord-ovest e del Centro.
Per gli agriturismi che offrono solo alloggio la probabilità di superare i 5 anni è pari all’85%, mentre è del 72% per gli agriturismi con sola ristorazione. Gli agriturismi che all’alloggio e alla ristorazione abbinano altre attività hanno una probabilità più elevata di superare i 20 anni (17%).
La probabilità di sopravvivenza fino a due anni è pressoché uguale per gli agriturismi a vocazione internazionale (la presenza degli stranieri supera del 10% quella degli italiani) e a vocazione nazionale. A tre anni è maggiore per gli agriturismi nei quali prevale la presenza italiana. Infine, a partire da 5 anni le probabilità sono più elevate per gli agriturismi a vocazione internazionale.
Sud territorio più dinamico
A conferma del trend in crescita degli ultimi anni, il 2019 registra, rispetto al 2018, un aumento del 4,1% nel numero di aziende agrituristiche (+961 unità). A livello territoriale tale crescita riguarda in particolare il Centro (+8,7%), le Isole (+6,4%) e il Sud (+3,0%). Rimane sostanzialmente invariato il numero di agriturismi nel Nord-est (+0,1%), con un lieve aumento solo nel Nord-ovest (+1,1%).
Nel Centro la crescita più consistente è quella della Toscana (+16,2%)(v). Nel Sud, come per il 2018, la regione trainante è la Basilicata (+8,6%), seguita dalla Puglia (+6,5%) e dalla Campania (+5,5%). Tra le regioni del Nord, si registra la crescita della Liguria (+3,2%).
Come nel 2018, le regioni con la maggiore densità di agriturismi (più di 25 per 100 kmq) sono la Toscana, l’Umbria e il Trentino-Alto Adige. Altre zone ad alta intensità si localizzano nella parte meridionale del Piemonte, nel versante est del Friuli-Venezia Giulia, nell’area più occidentale del Veneto e della Liguria e nel settore meridionale della Puglia. La massima densità si raggiunge nella provincia autonoma di Bolzano che conta più di 100 agriturismi per 100 kmq.
I comuni con almeno una struttura agrituristica sono 4.957, circa nel 56% dei casi la densità è di 9 agriturismi per 100 km2. Rispetto al 2018 si registra un lieve aumento del numero di comuni che ricadono nelle classi di densità con meno di 5 aziende e tra 25 e 74 aziende. In questi comuni si localizzano complessivamente 11.224 agriturismi che rappresentano il 46,3% del totale delle aziende.
In relazione alla zona altimetrica, oltre il 53% degli agriturismi si trova in comuni collinari, la restante parte in quelli montuosi (31%) e pianeggianti (16%).
Il ruolo delle donne fondamentale nel Sud e nell’innovazione dell’offerta
Il numero di aziende a conduzione femminile è pari a 8.566 (35%) e rimane sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente. Tale risultato sembra essere la conseguenza di due diverse tendenze: un aumento della presenza femminile nelle Isole (8,2%) e nel Sud (2.5%) e un parallelo calo nel Centro (1,6%) e nel Nord-est (1,3%).
Il Sud rimane, come lo scorso anno, l’area geografica con la maggiore imprenditorialità femminile: il 46,8% degli agriturismi è condotto da una donna, contro il 37,9% del Centro e il 28,5% del Nord. In particolare, la Basilicata si conferma al primo posto (49,8%), seguono la Liguria (48,6%), la Campania (48,4%), l’Abruzzo (47,9%) e la Valle d’Aosta (47,5%).
Una delle caratteristiche innovative degli agriturismi è sicuramente l’aumento di quelli con fattorie didattiche, che nel 2019 salgono a 1.715 (1.516 nel 2018) e rappresentano il 7% del totale complessivo (6,4% l’anno precedente). Di questi agriturismi il 40,2% è gestito da donne.
Rilevante è il contributo delle donne nella crescita di lungo periodo: rispetto al 2011, gli agriturismi con fattorie didattiche aumentano del 53% quelli gestiti da donne aumentano del 56%.
Parola chiave: multifunzionalità
La multifunzionalità, intesa come l’integrazione di attività di supporto e secondarie all’attività agricola, è un elemento strategico, riconosciuto e sostenuto anche dalle politiche di sviluppo a livello comunitario, in grado di integrare i ricavi della produzione agricola in senso stretto. L’agriturismo si inserisce a pieno titolo tra queste attività e l’importanza della diversificazione è testimoniata dall’ampliamento nel tempo della quantità e varietà di servizi che questi offrono, a beneficio anche di un sviluppo connotato da importanti tratti di sostenibilità.
Considerando che un agriturismo può svolgere una o più attività, rispetto al 2018 si registra un consistente aumento degli agriturismi con attività di alloggio (+36,1%) e di quelli con attività di ristorazione (+43,4%). Ancor più significativa è la crescita delle aziende con attività di degustazione (+84,8%).
In espansione anche le aziende autorizzate all’esercizio di un’ampia gamma di “altre attività”(vi) comprendenti equitazione, escursionismo, osservazioni naturalistiche, trekking, mountain bike, corsi, sport e varie (29,4%).
Gli agriturismi con una sola attività (monofunzionali) sono il 40,2%, quelli con due attività (bifunzionali) il 29,5% e quelli con almeno tre attività (multifunzionali) sono il 30,3%.
La provincia autonoma di Bolzano si colloca alla prima posizione per quanto riguarda l’offerta di attività escursionistica. Gli agriturismi dell’Umbria figurano al primo posto per le attività di trekking, mountain bike e gli sport in generale.
La Sicilia conferma il proprio primato nel settore degli agriturismi con maneggio. Il Piemonte è la regione con il maggior numero di fattorie didattiche.
Infine, a livello provinciale, sembra opportuno sottolineare che nelle provincie di Catania, Siracusa e Napoli si concentrano, rispettivamente, la gran parte degli agriturismi con attività sportive (97%), equitazione (74%) e osservazioni naturalistiche (74%).
In forte espansione gli agriturismi con degustazione
Nel 2019 gli agriturismi autorizzati alla degustazione sono 5.959 (+14,6% rispetto al 2018) pari al 24,2% del totale degli agriturismi presenti sul territorio nazionale. Il 39,5% di queste aziende si localizza nel Centro e il 26,9% nel Mezzogiorno: si tratta delle due aree più dinamiche del Paese (nell’ultimo biennio la crescita in queste zone è stata infatti, rispettivamente, del 34,3% e del 7,4%). Nel Nord la quota è del 33,7%.
Nel 2019 la Toscana, con 1.433 agriturismi con degustazione (+73,1% rispetto al 2018), detiene il 61% delle analoghe aziende del Centro; nel Mezzogiorno le regioni più dinamiche sono la Sardegna (+57,8%) e la Sicilia (+11,3%).
Le aziende agrituristiche autorizzate alla ristorazione segnano, rispetto al 2018, una crescita del 4,8%, attestandosi, nel 2019, a 12.209 aziende pari al 49,7% del totale nazionale.
Gli agriturismi con ristorazione sono presenti soprattutto nel Nord (42,4%) e, in particolare, nel Nord-est (23,1%). Nel Centro e nel Mezzogiorno queste quote sono, rispettivamente, del 28,3% e del 29,3%.
Come per quelli con degustazione, anche gli agriturismi con ristorazione sono più diffusi in Toscana (1.860 con un +26,4% rispetto al 2018) e in Lombardia (1.135). Nel Sud sono prevalenti in Puglia (676) e, nelle Isole, in Sardegna (633).
Il 73,4% di queste aziende associa la ristorazione con l’alloggio, il 56,5% ingloba all’offerta di ristorazione la possibilità di svolgere altre attività (come la equitazione, escursionismo, sport, corsi, ecc.), mentre solo il 12,7% non diversifica la propria offerta.
Il Friuli-Venezia Giulia e la provincia autonoma di Bolzano si confermano, come per il 2018, i territori nei quali prevalgono le aziende che propongono la sola ristorazione. Diversamente, oltre il 90% delle aziende della Toscana, della Calabria e della Sicilia abbinano la ristorazione con l’alloggio; in Umbria questa strategia è attuata dalla totalità delle proprie aziende. In quest’ultima regione, inoltre, le aziende in cui è possibile coniugare la ristorazione con altre attività supera il 91%, mentre in Sicilia sfiora quota 94%.
Nelle Isole e al Centro la più alta crescita di agriturismi con alloggio
Le aziende con servizio di alloggio continuano a rappresentare, come per il 2018, circa l’82% del totale delle aziende agrituristiche nazionali, con una crescita nell’ultimo biennio del 4,2% che sale al 7,7% nel Centro e all’ 8,7% nelle Isole.
Nel 2019, tra gli agriturismi con alloggio la quota prevalente si localizza nel Centro (41,5%) e in particolare in Toscana (25,1%), seguono il Nord-est (25,8%) e il Mezzogiorno (20,3%).
Per quanto riguarda il tipo di servizi offerti dagli agriturismi con alloggio, il 50,1% consente solo il pernottamento. Questa tipologia caratterizza soprattutto le aziende del Centro (65%; in Toscana la quota è del 75,5%) e nel Nord-est (58,4%, con il 91% dell’Emilia-Romagna).
Le aziende che all’alloggio associano la prima colazione sono più diffuse tra gli agriturismi del Nord-ovest (63,8% e in particolare del Piemonte 94,7%).
Rispondendo a una domanda di servizi che si lega anche al territorio, i pacchetti proposti dalle aziende con alloggio si diversificano nel panorama nazionale.
In particolare, nel Nord-est prevalgono, rispetto al totale nazionale, le aziende che offrono il solo alloggio (48,4%, rispetto al 30,3% dell’Italia); nel Mezzogiorno, e soprattutto nel Sud, le aziende che all’alloggio abbinano la ristorazione (con quote pari, rispettivamente, al 74% e al 77%) così come quelle che alla fruizione del servizio di alloggio associano la possibilità di svolgere altre attività (62,5% e 63,4%).
Crescita delle strutture agrituristiche come fattore di convergenza territoriale
La disponibilità di una ampia base informativa a livello territoriale per gli anni 2011-2019 consente di esplorare i meccanismi che presiedono, o quanto meno condizionano, la crescita delle aziende agrituristiche. Il territorio, in tal senso, non è solo il supporto fisico sul quale tali aziende si distribuiscono, ma è soprattutto un “contenitore” di informazioni socio-culturali, economiche e morfologiche.
L’articolazione territoriale degli agriturismi, sia in termini di crescita che di diffusione interessa le diverse aree del paese e, in qualche misura, sembra contrapporsi al tradizionale divario Nord-Sud.
Il tasso medio di crescita per gli anni 2011-2019 è pari al 2,1%. Questo valore aumenta di un punto percentuale nel Centro, che è la macroarea con il più elevato tasso medio di crescita degli agriturismi, seguita dal Nord-ovest (2,5%), dalle Isole (1,6%), dal Sud (1,4%) e dal Nord-est (1,1%).
L’andamento spazio-temporale dei tassi di crescita a livello provinciale, indagato con un modello di autoregressione spaziale (Spatial lag), ha messo in evidenza alcuni aspetti.
Il primo è la convergenza territoriale: nel 2019 la crescita media degli agriturismi è maggiore nelle province che nel 2011 ne avevano un numero inferiore. Il secondo è la presenza di spillover territoriali, vale a dire in una provincia il tasso medio di crescita degli agriturismi aumenta se anche nelle province contigue si registra un aumento analogo. Allo stesso tempo emergono fenomeni di saturazione territoriale, il tasso medio di crescita del numero degli agriturismi diminuisce nelle province dove maggiore è l’età media di queste aziende. Infine, emerge una tendenza alla specializzazione territoriale: il tasso medio di crescita aumenta all’aumentare del numero medio di agriturismi per 100 kmq. Per quanto riguarda i differenziali geografici, rispetto al Centro i tassi di crescita medi sono inferiori in tutte le altre macroaree geografiche.
Il contesto di riferimento
L’agriturismo rappresenta l’offerta di ospitalità da parte di un’azienda agricola che ha ottenuto l’apposita autorizzazione e ha adeguato le proprie strutture per svolgere tale attività.
In Italia, l’attività agrituristica è regolata dalla Legge 20 febbraio 2006, n. 96 che definisce l’agriturismo come attività di “ricezione e ospitalità esercitate dagli imprenditori agricoli, di cui all’articolo 2135 del codice civile anche nella forma di società di capitali o di persone oppure associati fra loro, attraverso l’utilizzazione della propria azienda in rapporto di connessione con le attività di coltivazione del fondo, di silvicoltura e di allevamento di animali”.
Possono essere addetti all’attività agrituristica l’imprenditore agricolo e i suoi familiari ai sensi dell’art. 230-bis del codice civile, nonché i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, determinato e parziale.
La legge stabilisce che rientrano fra le attività agrituristiche:
– l’ospitalità in alloggio o spazi aperti;
– la somministrazione di pasti e bevande, costituiti prevalentemente da prodotti propri e da prodotti di aziende agricole della zona;
– la degustazione di prodotti aziendali, inclusa la mescita di vini;
– l’organizzazione anche all’esterno dei beni fondiari nella disponibilità dell’azienda di attività ricreative, culturali, didattiche, di pratica sportiva nonché escursionistiche e di ippoturismo, anche per mezzo di convenzioni con gli Enti locali, finalizzate alla valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale.
Ciascuna Regione e Provincia autonoma definisce e caratterizza l’attività agrituristica, emanando appositi provvedimenti legislativi accompagnati da regolamenti attuativi.
In base alla legislazione nazionale e regionale, l’agriturismo rientra fra le attività agricole e rappresenta:
– per l’agricoltore, una integrazione, anche significativa, del reddito aziendale e familiare, nonché un utilizzo più razionale e completo degli spazi aperti e dei fabbricati rientranti nella superficie agricola aziendale di cui dispone;
– per l’agriturista, una forma di fruizione del tempo libero che consente di trascorrere una vacanza in campagna, all’interno di un’azienda agricola immersa in un ambito socio-rurale spesso ricco di tradizioni, usi, consuetudini, costumi e prodotti agroalimentari di qualità.
La rilevazione delle aziende agrituristiche
La rilevazione delle aziende agrituristiche è una indagine censuaria, di tipo amministrativo e a cadenza annuale, con riferimento al 31 dicembre di ogni anno.
L’indagine riguarda le principali caratteristiche delle autorizzazioni aziendali per l’esercizio di una o più tipologie di attività agrituristica (alloggio, ristorazione, degustazione e altre attività).
La rilevazione viene svolta per la prima volta nel 1998 e diventa annuale a partire dal 2003. Attualmente è disponibile la serie storica per il periodo 2003-2018, che consente l’analisi dell’evoluzione delle diverse variabili rilevate a livello sia nazionale, sia regionale che provinciale.
L’unità di rilevazione dell’indagine è costituita dall’azienda agricola autorizzata all’attività agrituristica.
Le principali informazioni acquisite riguardano i dati identificativi, il genere, il codice fiscale e la partita iva del conduttore, la localizzazione del centro aziendale e dell’agriturismo, la superficie agricola totale e quella agricola utilizzata, l’anno di autorizzazione e quello di cessazione dell’attività.
Vengono raccolte anche informazioni dettagliate su: alloggio (tipo di abitazione e tipo di servizio), ristorazione (posti a sedere, coperti giornalieri e pasti annui), degustazione (sola degustazione o combinata con altre tipologie) e altre attività agrituristiche (suddivise in nove tipi di servizi).
I dati vengono elaborati anche per genere del conduttore, zona altimetrica e autorizzazione allo svolgimento contemporaneo sia di due o più tipologie agrituristiche, sia di due o più tipi di servizio di alloggio.
I dati sulle aziende agricole che, pur avendo la necessaria autorizzazione, non esercitano l’attività agrituristica, non sono disponibili.
Solo pochissime aziende agricole risultano autorizzate a gestire due o più agriturismi; in tal caso le aziende vengono conteggiate due o più volte.
Per consentire un confronto il più omogeneo possibile, il numero dei pasti annui autorizzati in Emilia-Romagna sono stati trasformati in posti a sedere mediante un coefficiente di stima calcolato dalla Regione. I posti a sedere relativi alla Toscana sono calcolati dalla Regione mediante l’attribuzione di un numero medio per agriturismo. La metodologia impiegata consente così di confrontare l’entità della ristorazione in base alla potenziale capacità ricettiva degli esercizi autorizzati.
Non tutte le Regioni utilizzano le medesime definizioni e non sempre dispongono di dati dettagliati relativi alla suddivisione delle altre attività nei singoli raggruppamenti rilevati con l’indagine; in tal caso le altre attività agrituristiche vengono raggruppate nella voce altre attività.
Nel corso degli ultimi anni alcune Regioni hanno perfezionato la normativa sull’agriturismo, modificato i propri archivi e migliorata l’acquisizione delle informazioni richieste. Tale evoluzione comporta un miglioramento della qualità dei dati sia per la consistenza delle aziende autorizzate e/o cessate sia per l’aggiornamento delle singole variabili.
Fonte dei dati
Per la produzione di statistiche annuali sulle aziende agricole autorizzate all’esercizio dell’agriturismo l’Istat si avvale della collaborazione delle Regioni e Province autonome, che acquisiscono e trasmettono all’Istat i dati richiesti utilizzando gli archivi amministrativi di loro competenza, aggiornati al 31 dicembre dell’anno di riferimento.
L’Istat restituisce alle Regioni e alle Province autonome il file dei microdati validati che le Amministrazioni locali utilizzano per l’aggiornamento, in base alle informazioni in loro possesso, al 31 dicembre dell’anno successivo.
Le informazioni contenute negli archivi amministrativi utilizzati provengono principalmente dai Comuni, che rilasciano le autorizzazioni e le relative variazioni alle strutture e servizi richiesti nel corso del tempo dalle aziende, che vengono poi trasmesse insieme alle notizie sulle cessazioni alle Province e Regioni di appartenenza.
La pubblicazione dei dati
I risultati dell’Indagine vengono pubblicati entro la fine dell’anno di rilevazione (successivo all’anno di riferimento), entro 180 giorni dalla conclusione della raccolta dei dati.
I risultati definitivi dell’Indagine vengono diffusi, oltre che nell’Allegato statistico al presente Report, mediante tavole regionali e provinciali (anni 2003-2018) nella banca dati I.stat http://dati.istat.it/