Verrascina, serve una forte presa di posizione di tutti gli stakeholder, come fatto per il vino.
“Alla luce di quanto emerso nell’ambito dell’inchiesta portata avanti dal mensile ‘Il Salvagente’, riteniamo necessario che l’intera filiera olivicola nazionale avvii con la massima urgenza una profonda e attenta riflessione sul funzionamento del settore per andare a tutelare un prodotto, quale l’olio extravergine d’oliva, che rappresenta a tutti gli effetti un asset strategico del Made in Italy nel mondo, oltre a essere un vero e proprio brand identitario del nostro territorio e della nostra alimentazione, in quanto pilastro della dieta mediterranea, riconosciuta patrimonio Unesco dal 2010”. Lo sottolinea il presidente della Copagri Franco Verrascina a proposito del campionamento effettuato dal periodico, in base al quale su quindici oli extravergini di origine UE ed extra UE prelevati dagli scaffali e analizzati da tre laboratori accreditati, ben sette non hanno passato il panel test e sono stati declassati a oli vergini.
“Parliamo di una filiera che, al pari di molte altre, è stata pesantemente colpita dalle ripercussioni dell’emergenza pandemica e che paga lo scotto di problematiche ataviche, comuni all’intero primario nazionale, e di altre avversità legate all’andamento climatico e alle fitopatie”, ricorda Verrascina, ad avviso del quale “è più che mai urgente una forte presa di posizione da parte di tutti gli stakeholder, così come è stato fatto per altre filiere, a cominciare dal vino, per tutelare concretamente tutti i produttori”.
“Bisogna senz’altro sgombrare il campo dagli equivoci e chiarire che i risultati dell’inchiesta non riguardano la salubrità del prodotto, ma semplicemente il diritto del consumatore a essere correttamente informato su ciò che acquista; è inaccettabile, infatti, che pensando di acquistare un olio extravergine d’oliva, così come indicato in etichetta, un consumatore si ritrovi invece un prodotto di una categoria inferiore ad un prezzo maggiorato del 30-50%, fatto questo che danneggia i produttori di vero EVO”, prosegue il presidente.
“La strada da seguire, a nostro avviso, è quella di continuare a puntare sul panel test eseguito dal comitato di assaggio dell’Agenzia delle Dogane, che è l’unico strumento giuridico riconosciuto per classificare gli oli; a tal proposito, riteniamo doveroso avviare una riflessione sull’attualizzazione dei parametri che determinano la classificazione degli oli, individuandone di nuovi che aiutino a rivelare le contraffazioni, così da garantire una competitività leale a tutela delle produzioni nazionali”, aggiunge Verrascina.
Parallelamente bisogna mettere in pratica i positivi intenti normativi previsti dal nostro ordinamento giuridico in materia di pratiche commerciali; voglio ricordare, infatti, che nella legge ‘Salva Olio’ ci sono norme che regolano il sottocosto così come nella legge sulle pratiche sleali ce ne sono altre che vietano le aste a doppio ribasso e le vendite sottocosto messe in atto dalla GDO. A tutto ciò vanno affiancati interventi come il traffico di perfezionamento attivo-TPA, l’abolizione del segreto dell’import e la tutela dei consumatori”, conclude il presidente della Copagri.