Intervento della Copagri a convegno nelle Marche, continuare a lavorare per promuovere il comparto e favorirne monitoraggio costante.

“La molteplice e innegabile rilevanza delle iniziative di agricoltura sociale, oltre alla forte valenza sul piano etico, risiede nella possibilità di diversificare le attività delle aziende agricole, puntando quindi sulla multifunzionalità e andando al contempo a offrire alle comunità dei servizi e dei luoghi di inclusione e di socialità”. Lo ha sottolineato la referente dei rapporti con il parlamento della Copagri Federica Agati intervenendo al convegno “L’agricoltura sociale: dalla multifunzionalità dell’azienda agricola al benessere della collettività”, svoltosi a Colli del Tronto e organizzato in collaborazione con la Regione Marche e l’Università Politecnica delle Marche.

“Parliamo di iniziative che nella maggior parte dei casi vedono coinvolte aziende agricole gestite da giovani imprenditori o imprenditrici, che hanno una maggiore e naturale propensione per l’innovazione e che con il loro lavoro vanno a favorire direttamente la crescita dell’occupazione, contribuendo contestualmente alla creazione di una nuova socialità legata al territori”, ha ricordato la rappresentante della Copagri, facendo notare che “il nostro Paese rappresenta senza ombra di dubbio una delle best practice europee in materia di agricoltura sociale, anche se non risultano analisi comparative o statistiche in materia”.

“Tra gli effetti della drammatica ondata pandemica, c’è stato anche quello di accrescere la consapevolezza dell’importanza dell’agricoltura sociale e dei benefici da essa apportati”, ha reso noto Agati sulla base di analisi della Copagri, evidenziando che “durante la fase di lockdown molti pazienti di strutture sanitarie o soggetti sottoposti a terapie psichiatriche, ma anche detenuti, hanno avuto nell’agricoltura sociale e nelle attività ad essa legate la loro unica ‘valvola di sfogo’, fondamentale per godere appieno del contatto diretto con la natura, a tutto vantaggio del loro benessere psicofisico”.

“Alla luce di tali evidenze – ha proseguito – occorre continuare a lavorare per accrescere ulteriormente la consapevolezza dell’enorme potenziale dell’agricoltura sociale, tenendo sempre bene a mente che si tratta di un lavoro da portare avanti seguendo un doppio binario, che deve viaggiare in parallelo e deve prevedere un maggiore coinvolgimento delle istituzioni da una parte e degli imprenditori agricoli dall’altra, anche grazie al fondamentale lavoro di raccordo svolto dalle organizzazioni agricole”.

“Una possibile spinta in tale direzione potrebbe arrivare dalla messa in campo di un adeguato e costante monitoraggio che porti alla luce le molteplici positività legate all’agricoltura sociale; nonostante le numerose e virtuose realtà che operano da anni in tale ambito, infatti, i dati sull’agricoltura sociale scarseggiano e il fenomeno continua a non essere monitorato adeguatamente. Basti pensare che abbiamo evidenze pratiche sulla valenza dell’agricoltura sociale, ad esempio con riferimento alle fattorie come strumenti terapeutici, ma con una limitata evidenza scientifica del loro effetto su diversi gruppi di attori sociali”, ha concluso Agati.