In un contesto di generale aumento dei prezzi e dei costi di produzione della filiera agro-zootecnica-alimentare, si sono determinati aumenti ormai insostenibili per le aziende. Tali scostamenti al rialzo dei fattori produttivi sono arrivati a un punto tale che è, ormai, impossibile che non ricadano anche sul consumatore. L’industria mangimistica, alla base della filiera zootecnica, è estremamente colpita dall’esplosione dei costi delle materie prime (il mais ha visto un rialzo di oltre il 130% delle quotazioni), senza dimenticare l’insostenibilità della bolletta energetica.

Di fronte a uno scenario che non ha precedenti, ASSALZOO – Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici, sottolinea che si è arrivati ormai a un livello in cui è impossibile per l’industria mangimistica contenere gli aumenti del prezzo dei mangimi agli allevatori. Inevitabilmente tale aumento dovrà essere trasferito anche su tutti gli anelli a valle della filiera zootecnica, se non si vuole portare a un punto di non ritorno gli allevatori, ormai al collasso.

Nonostante in questi mesi le aziende mangimistiche abbiano cercato di tenere sotto controllo la situazione, limitando al massimo le proprie marginalità e cercando di assorbire parte dei rincari, allo stato attuale il livello raggiunto non permette più al settore di svolgere questo ruolo di camera di compensazione dei prezzi, pena la sopravvivenza delle stesse aziende.

ASSALZOO richiama, pertanto, al senso di coesione responsabile tutti gli operatori della filiera zootecnica, compresa la distribuzione, per evitare che scelte finalizzate all’interesse particolare di singoli settori portino al blocco della produzione di carni, latte e uova. I riflessi di spesa sul consumatore finale non sono più rinviabili.

E infatti, se addirittura la benzina e il gasolio hanno fatto registrare in pochi giorni rincari di oltre il 20% per litro, non è possibile immaginare che i prezzi dei prodotti alimentari come le carni, il latte e le uova (il cui costo di produzione è aumentato di almeno il 30%) possano continuare a restare invariati per il consumatore finale, strangolando i produttori e mettendo a rischio gli approvvigionamenti per il futuro.