Per l’industria mangimistica italiana la sostenibilità è non solo una sfida ma un prerequisito di primaria importanza per il proprio mondo produttivo. Sono tre gli obiettivi che il settore si pone per coniugare, in modo ancora più efficace, la sua attività con il rispetto dell’ambiente; il raggiungimento di tali obiettivi ha nel Recovery Plan un’occasione unica di concretizzazione: il supporto alla digitalizzazione e all’innovazione tecnologica degli impianti produttivi; il miglioramento della sostenibilità degli approvvigionamenti; la promozione della ricerca scientifica e dell’alimentazione di precisione. “Come dimostrano le recenti affermazioni della Ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova, la zootecnia è un elemento chiave per lo sviluppo del settore agroalimentare in Italia – sottolinea Marcello Veronesi, presidente di ASSALZOO-Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici – e pertanto un ulteriore impulso alla rivoluzione tecnologica della mangimistica diventa essenziale per la zootecnia davanti alle sfide della sostenibilità poste dal consumatore moderno e dall’Unione europea con il Green Deal e contenute nel Farm to Fork”.
“Solo attraverso il contributo di una mangimistica pienamente sostenibile e tecnologicamente avanzata è possibile concepire un sistema agro-zootecnico-alimentare in grado di soddisfare pienamente le esigenze del Pianeta, ovvero una produzione di carne, latte, formaggi, uova e pesce per migliorare l’alimentazione di una popolazione mondiale in crescita e con un’impronta ambientale ad impatto più possibile neutro”, aggiunge Veronesi.
Digitalizzazione e sviluppo tecnologico – Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, finanziato dalle risorse del Recovery Fund, ha l’ambizione di favorire la transizione digitale, oltre che green, del sistema produttivo. Un obiettivo che intercetta una tendenza in atto nel settore dell’alimentazione animale che negli anni ha già investito sull’impiego degli strumenti digitali, ma che non può prescindere da una loro ulteriore implementazione, possibile solo se esistono infrastrutture digitali adeguate su tutto il territorio nazionale. È necessario proseguire su questa strada per intercettare meglio le esigenze dei mercati di sbocco della produzione e renderla più efficiente, meglio tracciabile e migliorarne la programmazione: “Un modo che consente anche di consolidare il dialogo con gli allevatori, un tassello fondamentale per la creazione di filiere sempre più integrate e sostenibili”, ricorda Veronesi.
Sostenibilità e approvvigionamenti – La mangimistica è la cerniera tra mondo agricolo e zootecnia: valorizza una grande varietà di materie prime provenienti da altri circuiti alimentari e dalla produzione primaria per produrre alimenti di qualità, nutrienti e con elevati standard di sicurezza che consentono alla zootecnia di poter migliorare le sue performance ambientali. “L’impegno del settore mangimistico in questa direzione proseguirà, cercando anche di favorire la produzione locale, per cercare di ridurre la dipendenza dall’estero, ma anche con il crescente impiego di materie prime alternative e di co-prodotti nell’ottica dell’economia circolare, vale a dire esaltando ancor più un sistema produttivo che già identifica la mangimistica e che l’Ue vuole ulteriormente promuovere”, aggiunge Veronesi.
Ricerca scientifica e alimentazione di precisione – Il progresso scientifico può essere messo al servizio della sostenibilità del sistema agroalimentare in generale e della zootecnia in particolare. È l’esempio dell’alimentazione di precisione, un ambito in cui la ricerca è molto attiva e su cui la mangimistica punta da tempo per migliorare gli indici di conversione, favorire l’ottimizzazione delle risorse e ridurre il più possibile il ricorso ai farmaci: “Uno strumento che rende ancora più evidente il ruolo trainante della mangimistica per accrescere i livelli di sostenibilità e di efficienza della zootecnia nazionale, con un netto contributo al miglioramento della qualità delle produzioni zootecniche e alla tutela della salute e del benessere animale e che va nella direzione indicata dall’Ue di elevare le condizioni di benessere degli animali negli allevamenti e di conseguire un netto contrasto all’antibiotico-resistenza”, conclude Veronesi.
Il completamento della transizione sostenibile della mangimistica va collegato però a due altri elementi fondamentali: il primo è un deciso rilancio per lo sviluppo, attraverso politiche mirate a favorire gli investimenti e abbattere la burocrazia con l’inclusione dei giovani e delle aree marginali del Paese della zootecnia italiana, oggi non in grado di soddisfare la domanda di carni, latte e pesce; il secondo, che tale progetto venga ricompreso in un moderno aggiornamento della zootecnia italiana al fine di dar vita a filiere zootecniche sempre più integrate e trasparenti che abbandonino logiche speculative, che possano garantire l’italianità del prodotto in ogni passaggio della catena di valore e che siano in grado di assicurare una migliore programmazione delle produzioni.
Ma per fare ciò non è sufficiente portare avanti il dialogo con gli interlocutori usuali, ossia mondo politico, amministrazioni competenti, allevatori e trasformatori, ma occorre anche confrontarsi in maniera sempre più proficua con la GDO, che rappresenta la porta di accesso al consumatore e anch’essa garante ultimo della qualità e della sostenibilità delle produzioni.