“Cementifichiamo troppo togliendo terreno alle aree agricole e alle aree naturali”.
Incendi in Sardegna con evacuazioni forzate, alluvioni in Veneto da Cortina a Verona con allagamenti in città e devastazioni delle campagne. Il nostro territorio continua a mostrare le fragilità oramai ben note, accentuate dagli eventi meteorologici sempre più estremi.
“La nostra solidarietà ai viticoltori che hanno subito i danni in prossimità della vendemmia, vedendo sfumare gli sforzi di un anno di lavoro ea tutti gli agricoltori danneggiati.
Se, però, ci si ferma a guardare gli eventi nel loro insieme e li raccordiamo con quelli che costellano le pagine di cronaca degli ultimi anni, si può facilmente notare che i danni causati da ogni pioggia, gli interventi necessari per portare in salvo le persone o per ripristinare le aree danneggiate sono la diretta conseguenza del dissennato e continuo consumo di suolo che da decenni caratterizza il nostro Paese” – afferma Sabrina Diamanti, presidente CONAF – “Cementificando e impermeabilizzando il suolo abbiamo dilapidato una risorsa limitata e preziosissima: il terreno da cui ricaviamo cibo, economia e benefici. Togliamo spazio alle aree agricole, gestiamo in modo pessimo le aree montane, senza il rispetto per il bosco e le aree fragili. E facendo ciò ne paghiamo un conto di anno in anno più insostenibile.”
“Gli eventi climatici estremi di questi ultimi tempi e in particolare il maltempo che ha colpito la città di Verona, hanno causato danni consistenti anche a causa degli alberi crollati in città. La gravità e la frequenza dei fenomeni metereologici ripropongono la necessità, ormai pressante, di una cura del verde pubblico e privato attenta e professionale.” – così Luca Crema, presidente dell’Ordine dei dottori agronomi e dottori forestali di Verona – “Il cedimento degli alberi è spesso favorito da una non corretta gestione della pianta (potature errate) e del sito di crescita (scavi che hanno gravemente danneggiato gli apparati radicali). Per esempio, potature sbagliate, anche drastiche, fatte con l’intenzione di mettere in sicurezza l’albero, senza tenere conto della fisiologia, del comportamento e della specie di appartenenza dello stesso finiscono per renderlo meno sicuro e più fragile, ottenendo quindi l’effetto contrario”