In Italia ci sono 56 mila 665 proprietari di alveari, con 1 milione 83 5 mila 776 colonie ed è il quarto Paese su scala europea, con un valore ecosistemico di 150 miliardi di euro. Numeri in costante crescita e che riguardano un indotto articolato di produzioni dell’alveare (miele, polline, pappa reale, propoli, idromele), servizi di impollinazione all’agricoltura e all’ambiente, tecnologie e attrezzature apistiche, laboratori per le analisi del miele, ricerca specializzata e un’ampia parte di società che guarda agli apicoltori come esempio didattico nella scuola.Nel territorio nazionale sono presenti un milione e 579mila 776 alveari e 256 mila sciami, 2 milioni di api regine e 80 miliardi di api operaie. Questi i dati che la FAI, Federazione Apicoltori Italiani, ha illustrato nei giorni scorsi alla Commissione Agricoltura e Attività Produttive in Senato.
“La legge classifica l’apicoltura attività di interesse nazionale, finalizzata a garantire l’impollinazione naturale e la biodiversità – ha dichiarato il presidente della FAI, Raffaele Cirone, in Commissione Agricoltura – Non chiamateci «hobbisti o amatori», sono categorie inesistenti sotto il profilo legislativo e sminui scono chi non sceglie la strada del reddito o dell’allevamento commerciale. In realtà – ha ribadito con forza Cirone – gli apicoltori sono tutti allevatori con un elevato livello professionale teso a preservare anche una sola famiglia di api. Questo patrimonio dell’Italia va difeso nell’interesse di tutti”. Un tema, l’apicoltura, che ha messo d’accordo tutti i Gruppi Parlamentari.
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Agroalimentare Oltre 56mila apicoltori italiani: “L’apicoltura attività di interesse nazionale, non hobby”