La consultazione europea rappresenta l’ultima possibilità per chiedere l’introduzione di regole vincolanti.
Finalmente ci siamo. L’Unione europea ha cominciato la revisione della Direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi (SUD), scritta nel lontano 2009 per regolare l’uso dei pesticidi. «La revisione di questa direttiva rappresenta la migliore, per non dire l’unica, opportunità di indicare obiettivi vincolanti per la riduzione dell’uso di pesticidi chimici», spiega Marta Messa, direttore di Slow Food in Europa.
Ogni Stato membro è tenuto ad accogliere la direttiva mettendo a punto un Piano d’azione nazionale (Pan) della durata di cinque anni: quello italiano, elaborato nel 2014 (e quelli di molti altri paesi europei, in verità) non ha però recepito in maniera sufficiente le intenzioni della Commissione. Un dato in particolare condanna l’Italia: nel 2017, nel nostro paese, su ogni ettaro di suolo agricolo erano stati versati in media 6,1 kg di pesticidi, per un totale di 56.641 tonnellate. Francia e Spagna, in media, ne consumano la metà (3,6 kg per ettaro), la Germania non supera i 4 kg.
«Il Green Deal europeo, e nello specifico la strategia Farm to Fork, intendono ridurre del 50% l’impiego e il rischio dei pesticidi chimici in genere e l’uso dei pesticidi più nocivi entro il 2030. Non dovremmo tuttavia ignorare la richiesta delle quasi 500.000 persone che in questi mesi hanno firmato l’Iniziativa dei cittadini europei Salviamo api e agricoltori, chiedendo a gran voce la riduzione dell’80% dell’uso di pesticidi entro il 2030 e la totale eliminazione entro il 2035», continua Messa. Per raggiungere questo risultato è fondamentale fissare limiti per ogni Stato, migliorare la raccolta dei dati sull’uso dei pesticidi da parte degli agricoltori, promuovendo l’agroecologia e l’adozione di alternative ai pesticidi sintetici. A questo proposito, «Slow Food sottolinea l’importanza di limitare il più possibile l’impiego dei pesticidi, a partire dall’abolizione del loro uso preventivo, in agricoltura ma anche nel giardinaggio e nella silvicoltura. Le pratiche di Gestione integrata delle specie infestanti (IPM – Integrated Pest Management) devono diventare obbligatorie per gli agricoltori, che così possono sostenere la transizione verso l’agroecologia e incoraggiare sistemi di gestione volti a ristabilire la simbiosi tra api e agricoltura. Naturalmente le alternative ai pesticidi non devono includere Ogm, che perpetuano un modello di produzione agricola basato sulle monocolture e sull’agricoltura industriale, mettendo a rischio la biodiversità e la sovranità degli agricoltori», continua Messa.
Per stimolare governi e istituzioni, i cittadini europei possono far sentire la propria voce rispondendo, entro il 12 aprile, alla consultazione sull’uso sostenibile dei pesticidi lanciata proprio dalla Commissione: l’invito è aperto a esperti e non, con lo scopo di rendere più efficace la direttiva.
«L’Europa ha bisogno di sistemi alimentari agroecologici diversificati, basati sulla biodiversità e con sempre minore dipendenza da input esterni, favorendo invece il rafforzamento di comunità sul territorio. Così riusciremo finalmente ad aiutare gli agricoltori ad adottare pratiche agricole più rispettose delle api e della natura», conclude Messa. I prossimi anni saranno cruciali per iniziare a cambiare la nostra agricoltura al fine di raggiungere gli obiettivi del Green Deal.
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