L’agrifood italiano è sempre più attraversato dagli effetti rivoluzionari dell’innovazione digitale. Dalla coltivazione fino alla distribuzione, non c’è campo in cui l’industria 4.0 non abbia migliorato la qualità e l’efficienza dei servizi. E a dimostrarlo, adesso, c’è anche il rapporto dell’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE(Research & Innovation for Smart Enterprises) e dell’Università degli Studi di Brescia.
La ricerca ha mappato 110 imprese del comparto (74% brand affermati e 26% startup) che offrono oltre 300 soluzioni tecnologiche di Agricoltura 4.0, con ruoli e posizionamento molto diversi lungo una filiera che in Italia ormai vale circa 400milioni di euro (+270% rispetto allo scorso anno). Sono dati molto positivi, a cui si deve aggiungere il fatto che il mercato italiano vale il 5% di quello globale e il 18% di quello europeo.
Il 49% delle aziende monitorate è fornitrice di soluzioni avanzate come Internet of Things,robotica e droni; il 22% di soluzioni di data analysis; il 16% di macchine e attrezzature per il campo. Le soluzioni più frequenti sono i sistemi utilizzabili trasversalmente in più settori agricoli (53%), seguite da quelle rivolte al comparto cerealicolo (24%), ortofrutticolo (24%) e vitivinicolo (16%).
«Il successo delle imprese agricole – dice Filippo Renga, docente del Politecnico di Milano e Direttore dell’Osservatorio Smart AgriFood – passa sempre di più dalla capacità di raccogliere e valorizzare la grande mole di dati che si genereranno, soprattutto per ottenere il controllo dei costi e l’aumento della qualità della produzione».
Secondo l’indagine, le imprese italiane sono sempre più consapevoli delle opportunità offerte dal paradigma 4.0 (85% delle 766 rispondenti) e utilizzano sempre più frequentemente soluzioni orientate all’Agricoltura 4.0 (55%). Il 55% delle aziende dichiara di utilizzare macchinari o tecnologie avanzate per la pianificazione delle colture, la semina, la coltivazione, il raccolto, e fra questi il 45% lo fa da più di cinque anni. Decisiva la differenza a seconda della dimensione dei terreni: sotto i 10 ettari solo il 25% delle aziende adotta soluzioni 4.0, contro il 65% di quelle sopra i 100 ettari.
«Il 71% delle soluzioni di Agricoltura 4.0 oggi – rileva Andrea Bacchetti, docente dell’Università di Brescia e Direttore dell’Osservatorio Smart Agrifood – è in grado di supportare le decisioni facendo leva sui dati anche con sistemi di analytics avanzati e quasi metà degli agricoltori intervistati, il 45%, è cosciente della rilevanza dei dati, ma non gli è ancora chiaro come valorizzarli».
L’impatto delle tecnologie digitali è notevole: il 30% delle imprese che adottano soluzioni digitali di tracciabilità rivela una riduzione degli errori di inserimento dei dati e del rischio di manomissione, mentre il 27% nota una diminuzione dei costi richiesti all’attivazione delle procedure di rintracciabilità.
Una parte importante della ricerca riguarda poi le startup del settore, che dal 2012 a livello globale hanno raccolto un totale di 2,9 miliardi di dollari di finanziamenti. Un dato curioso a questo proposito: l’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di startup,ma incide soltanto per l’1% sul totale degli investimenti ricevuti a livello globale, con 25,3 milioni di euro.
Significativo che, tra le nuove imprese, l’eCommerce sia il principale ambito di interesse, con il 65% delle startup internazionali attive in questo ambito e un’incidenza sui finanziamento pari a ben l’84% del totale.
Infine, la ricerca evidenzia come anche nell’Agrifood stiano prendendo piede la tecnologia Blockchain e la Distributed Ledger: sono 42 i progetti internazionali e italiani mappati dal 2016 al 2018, più che raddoppiati nell’ultimo anno. Si tratta di iniziative che, nel 24% dei casi, trovano applicazione in diversi ambiti, nel 21% sono dedicate alla filiera della carne, nel 17% all’ortofrutta e nel 10% al cerealicolo.