In chiaroscuro le dinamiche della macellazione e segna il passo la redditività della stagionatura.
A partire da questo mese, Crefis ha voluto affinare le modalità di calcolo degli indici di redditività dell’allevamento e della macellazione, riferiti al mercato nazionale, per meglio rispondere alle esigenze degli operatori e ai mutamenti del mercato. In particolare, il nuovo indice Crefis dell’allevamento è stato ricalcolato suddividendolo per le differenti fasi di accrescimento del suino, in modo da poter valutare in maniera puntuale tutti i diversi stadi dell’allevamento, considerando che a ogni stadio corrispondono output ed input differenti e soprattutto che le tempistiche e quindi il periodo di riferimento sono specifici dello stadio considerato.
Nello specifico, considerando il comparto allevatoriale è necessario distinguere due tipologie di allevamento: quella a ciclo aperto e quella a ciclo chiuso. Nel ciclo aperto si possono identificare tre diverse fasi che d’ora in poi saranno analizzate con indici di redditività specifici. L’andamento della redditività della tipologia a ciclo aperto ha visto, in gennaio, l’indice Crefis in salita per quanto riguarda la fase di svezzamento, ovvero il periodo in cui il suinetto viene portato al peso di 7 Kg. L’aumento di redditività registrato mostra un dato congiunturale del +16,3% e anche la variazione tendenziale, ovvero anno su anno, è positiva e pari a +4,8%. La ragione di questo andamento è soprattutto nel mercato dei suinetti: il prezzo dei capi da 7 kg è arrivato a 53,583 euro/capo per una variazione congiunturale del +18%; anche la variazione tendenziale è in netto aumento e ha raggiunto +20,3%. Passando alla fase successiva, ovvero quella dell’accrescimento, dove i capi in due mesi vengono portati da 7 a 40 kg, si registra anche in questo caso un aumento dell’indice di redditività mese su mese dell’11,5%; e +4,7% su base tendenziale. Questo nonostante la crescita dei costi per l’alimentazione degli animali. Infine, analizziamo i dati relativi all’ingrasso, l’ultima fase che caratterizza il ciclo aperto. L’indice Crefis mostra un aumento congiunturale della redditività dell’1,2%; una dinamica dovuta al costo basso dei suini da 40 kg acquistati a inizio attività, nonostante i prezzi dei suini da macello pesanti siano calati a gennaio: i capi destinati al circuito tutelato, infatti, hanno fatto registrare una quotazione in discesa del 4,4% rispetto al mese precedente mostrando un prezzo di 1,573 euro/kg; mentre la redditività a livello tendenziale resta in calo dell’1,2%.
Per ciò che concerne il cosiddetto ciclo chiuso, che contempla tutte le fasi di allevamento dei suini dalla nascita alla vendita del capo pesante, ovviamente con tempi diversi rispetto agli allevamenti a ciclo aperto visti in precedenza, la redditività in gennaio si è mostrata in calo sia a livello congiunturale (-5,9%) che tendenziale (-2,7%). Ciò a causa della concomitanza di prezzi bassi dei suini pesanti riscontrati a inizio anno ed elevati costi delle materie prime per l’allevamento.
Anche per quanto riguarda il segmento della macellazione, Crefis ha aggiornato l’indice di redditività, rivedendone le modalità di calcolo al fine di ottimizzare e rappresentare meglio il peso dei diversi tagli di carne suina fresca.
Nel dettaglio, possiamo rilevare che, sempre a gennaio, questo segmento ha beneficiato della diminuzione delle quotazioni dei capi da macello pesanti in concomitanza con l’aumento dei prezzi di alcuni tipi di tagli di carne fresca (eccetto i lombi). L’indice Crefis di redditività è dunque aumentato del 4,1% su base congiunturale; a livello tendenziale invece la situazione è ancora sfavorevole (-9,4%).
Dal punto di vista del mercato, a gennaio i prezzi delle cosce fresche pesanti destinate a prodotti Dop risultano in salita rispetto al mese precedente del 2,1%, raggiungendo i 5,013 euro/kg. Anche la variazione tendenziale è positiva e pari a +31,3%. Stesso andamento per quanto riguarda la quotazione delle cosce fresche pesanti destinate al prodotto generico aumentate a livello congiunturale e sempre a gennaio del 2,2%, per un prezzo di 4,213 euro/kg. Anche in questo caso la variazione tendenziale è più che positiva: +32,2%. Diversa dinamica ha riguardato i lombi: il Taglio Padova è calato del 4,3% rispetto al mese precedente, scendendo a 3,325 euro/kg; mentre per il Taglio Bologna si è assistito a una diminuzione a livello congiunturale del 5,1%, per una quotazione di 3,288 euro/kg. Ma le variazioni tendenziali sono risultate positive per entrambi i prodotti: +6,8% e +13,9%, rispettivamente.
Infine, passando al segmento della stagionatura possiamo rilevare una sostanziale stasi nell’andamento della redditività a livello congiunturale per il Prosciutto di Parma (+0,05%) ma con un indice ancora in netto aumento a livello tendenziale: +33,2%. Diversa la situazione per il prosciutto non tutelato: la redditività, in gennaio, è in calo del 4,4% mese su mese e ancor più a livello tendenziale: -24%. Da ciò risulta che il differenziale di redditività tra il prodotto Dop e quello non tipico è ulteriormente aumentato a favore del primo (+39,9%).
Il mercato dei prosciutti stagionati della tipologia pesante, in gennaio, ha visto il prodotto Dop raggiungere una quotazione media mensile di 9,300 euro/kg, con un aumento congiunturale dello 0,4% e una variazione tendenziale che ha segnato +18,5%. Ferme le quotazioni del prosciutto generico: 6,275 euro/kg per una variazione anno su anno del +1,6%.