Cisgenesi e genome editing (come Crispr-cas9) applicate alla viticoltura, ovvero due diverse modalità di intervenire per rendere resistenti i vitigni, questo l’argomento centrale di un appuntamento organizzato dai Giovani di Confagricoltura ANGA, per avvicinare ai temi della genetica applicata all’agricoltura i soci e i non addetti ai lavori. E lo si è fatto con il mondo accademico, in particolare con il Prof. Michele Morgante dell’Università di Udine e della Società Italiana di Genetica Agraria.
Entrando nel dettaglio delle cosiddette TEA (Tecniche di Evoluzione Assistita), Morgante ha illustrato le modalità di interventi parlando sia di cisgenesi, ovvero il trasferimento di geni tra varietà della stessa specie, sia di genome editing, ovvero la modifica del genoma della pianta senza apportare materiale genetico esterno.
Si parte dai “genitori nobili” (vitigni originari) per ottenere, con tecniche non OGM – ha posto in evidenza l’ANGA – vitigni resistenti a mutamenti climatici e ad agenti patogeni e che quindi permettono di ridurre fino al 70% l’uso di fitofarmaci; risultati che ricalcano quello che avviene in natura quando si ha una mutazione genetica.
Tecniche precise quindi dall’innegabile valore, verso cui tuttavia – ad avviso dei Giovani di Confagricoltura – permangono troppi pregiudizi. E gli ostacoli principali a queste nuove frontiere della sostenibilità sono di carattere ideologico e vengono in primis dalla legislazione europea che le equipara agli OGM, bloccandone di fatto la diffusione, e poi dalla burocrazia con iter autorizzativi lunghi e complessi.
Puntiamo a vitigni resistenti, ma molto spesso ci troviamo davanti a resistenza ideologica perché – ha concluso Bernardo Giannozzi, delegato Anga presso la FNP Vitivinicola di Confagricoltura – fino ad oggi non si è fatta chiarezza dal punto di vista scientifico e normativo.
Ci auguriamo che il Programma nazionale di ricerca 2021 – 2027 dia risposte puntuali alle necessità della ricerca e della sperimentazione su tali tematiche, come anche si attendono risposte positive dal Recovery Plan per favorire investimenti che permettano all’agricoltura italiana di progredire avvalendosi pure della scienza e della ricerca genetica.